LO SCARTO E IL PRESEPIO
La vita in periferia di Lima non é facile.
La gente lotta per “andare avanti” e spesso intraprende ogni tipo di lavoro pur di aumentare, anche se di poco, le entrate economiche.
Tra i piú poveri c’é chi si dedica al “reciclo”. Non si tratta di un “nuovo stile di vita” e tantomento di una scelta per contribuire al grave problema ecologico mondiale, ma una vera necessitá.
Di cosa si tratta? I poveri escono per strada...entrano in vicoli bui e pericolosi... si addentrano in borghi nascosti... bussano alle porte di “chi sta meglio”...per raccogliere tutto ció che é stato SCARTATO, buttato (bottiglie di plastica, carte, cartoni, scatole, latte vuote, ferri, pezzi vari...stoffe...). E questo ... é meglio farlo di notte per evitare troppi incontri ( ... e scontri) con la concorrenza, ma soprattutto per evitare gli sguardi, quelli che giudicano e che “scartano”. Il materiale raccolto viene poi lavato, pulito, sistemato e poi riutilizzato o venduto.
Molte delle nostre mamme per “arrotondare” la entrata familiare si dedicano anche al “riciclo”.
Da qui la idea, uscita con loro e con le persone che lavorano con me: cosa c’é di piú bello che fare un presepio con i “frutti” di questa attivitá? E cosí é stato.....
Sapevo inoltre di poter contare sulla “creativitá” del povero....
Immagino vogliate sapere cosa c’é saltato fuori....
Bhé...nel nostro presepio non trovate la classica statuina di gesso o di plastica comprata velocemente nel grande supermercato illuminato per le feste natalizie...
Non trovate statuine quasi “clonate”: stessa altezza, colori simili e volti inespressivi... Non trovate neppure l’atmosfera natalizia, quasi romantica, tipica dei nostri paesi Europei (...affascinante, lo riconosco!)
Ma trovate: colori vivaci...originalitá...diversitá...e soprattutto la “vita costruita e trasformata con fatica”:
due bottiglie di plastica trasformate in bambini che ballano un ballo tipico peruviano al piccolo Gesú;
una capanna ricoperta di tanti pezzi di vetro di una bottiglia rotta (... ricordandoci le abitazioni dell’amazzonia peruviana, ricoperte di vetro e plastica per riparare dalle piogge);
un angelo adornato con uno stile spagnolo-coloniale...
una casa fatta di tante scatole di fiammiferi vuote, trovate qua e lá....
Maria é una “campesina” (=contadina), con trecce lunghe di plastica nera e gonna stile serrano (=delle Ande) e Giuseppe con l’immancabile “poncho” (poncio) di sacco....
e ..... in cielo hanno voluto appendere il Condor, il grande messaggero delle antiche divinitá Incaiche...
Potrei continuare, ma .... il messaggio é lo stesso:
La storia della “pietra scartata” é iniziata una notte tanto tempo fa e continua ancora oggi: la gente semplice, “i diversi”, i piú deboli, i poveri ce lo ricordano. Penso che il Natale ci inviti a non avere paura di “ció che scartiamo”: puó diventare qualcosa di veramente speciale, originale, importante per me, per noi.... per la societá in cui viviamo.
Paradossalmente, dal presepio degli scarti, un messaggio di umanitá.
Buon Natale..... Hermana Paola
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