sabato 15 dicembre 2012

Che Dio mettiamo nel nostro presepio?




 
Sono poco piú delle 7 di sera e, com’ é giá successo tante volte, sentiamo – non molto lontano dalla nostra casa – voci che gridano al microfono. Sono le voci dei “fedeli cristiani” riuniti: una delle tante “chiese e denominazioni cristiane” che, in Perú, si contendono il volto ed il messaggio di Gesú. Lamenti strazianti di richieste di perdono... suppliche infinite...  grida di esultanza ...  Tra questi gruppi, i piú presenti qui a Lima sono: gli Evangelici, gli Avventisti del settimo giorno, gli Isareliti della Nuova Alleanza, Il Movimento Missionario Mondiale ( Pentecostali), i Mormoni, i Testimoni di Jeova... ect ect. 

Sí, é vero, le persone hanno un gran desiderio di dare un senso religioso alla vita... ma ci sono anche tante proposte che son ben lontane dal Vangelo e dal Dio di Gesú. 

In molte di queste chiese c’é, ad esempio,  la idea che la povertá é segno di “lontananza da Dio”,  che il perdono divino é qualcosa da conquistare faticosamente  o – peggio ancora - da pagare salato... che il mondo é un luogo da fuggire perché lontano da Dio..... e ancora, che il male ha in ogni caso il potere .... Come si puó immaginare, il giro economico in molti di questi gruppi é molto forte.... E, guarda a caso, le zone piú povere sono proprio quelle in cui queste “chiese” si sviluppano con piú facilitá... 

 “Tutto ció che sta capitando nel mondo (povertá,  violenza, disastri naturali...) – mi ha detto un giorno una madre che frequenta la nostra missione ma che simpatizza per uno dei gruppi citati – é un chiaro castigo divino: c’é da invocare il suo perdono!”.  Mentre il pastore evangelico argentino Luis Palau predicava che  “Il terzo mondo é povero, perché é idolatra”.  

Tutto ció mi ha fatto riflettere e mi sono fatta una domanda: 

E noi che Dio mettiamo nel nostro presepio? 

Penso che questi nostri fratelli ci invitino seriamente a riflettere - soprattutto ora in tempo di Natale - su quale Dio vogliamo accogliere in casa nostra, nel nostro presepio, nella nostra vita...   

In missione – come ho giá detto tante  volte – non si vive il clima “romantico del Natale” (anche per la temperatura estiva che stiamo vivendo e per la polvere che si respira a causa dell’ariditá che circonda Lima). 

Peró si tocca con mano che Dio davvero si é INCARNATO.

Si é fatto bambino... si chiama Fernando,  figlio di una delle tante ragazzine-madri che sono passate dalla nostra missione. Si é fatto uno dei tanti emarginati della storia: non vuole ancora dirci il suo nome, “vive” della raccolta di “cose buttate”,  da anni passa anche dalla nostra missione.  Si é fatto “donna”: é una giovane madre  – da noi ospitata – che, dopo aver subíto per anni le violenze del marito fortemente “machista” (= maschilista),  ha deciso di prendere posizione e difendere la propria vita e quella della tre piccole figlie....

E non dimentichiamoci che il Dio di Gesú dará un messaggio scomodo a molti,  soprattutto ai “grandi”:  tuttora  “grida” anche per le strade della capitale peruviana perché siano rispettati i diritti umani di giustizia,  di uguaglianza  e ... di “acqua per tutti”,  perché anche la natura ritrovi la “bellezza perduta”. 

Il Dio di Gesú – sin dal Natale dunque – é il Dio dell’incontro, della vicinanza, della relazione... della trasformazione “dal di dentro”... e metterá - “pagando di persona”-  “la vita” al centro di tutto.  

Ancora una volta la diversitá (.... anche nella fede) ci sprona e ci stimola a “rivedere” la nostra fede e a crescere un pó di piú come persone...   

Quindi accanto agli auguri, aggiungo anche la domanda : Ma che Dio mettiamo nel nostro presepio?

Buon Natale e buon cammino!                                                                                                                            
                                                                     Hermana Paola

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