venerdì 9 maggio 2014

UNA PERUVIANA: PREMIO NOBEL PER L’AMBIENTE



Una  notizia  recente  da  non  sottovalutare:  lo sforzo della gente locale in difesa del proprio ambiente


Ruth Buendía, 37 anni, indigena Asháninka, ha guidato una campagna per frenare la costruzione di due centrali idroelettriche che avrebbe implicato l’allontanamento forzato di migliaia di nativi dell’Amazzonia peruviana. Per questo è stata insignita del Goldman Environmental Prize 2014, popolarmente conosciuto come il ‘Nobel per l’Ambiente’, insieme ad attivisti di India, Indonesia, Russia, Sudafrica e Stati Uniti.

 


(Non mi arrenderó, continueró a lottare per il mio popolo" - Ruth Buendía)



 
Schiavizzata e sottoposta a brutalità da parte della guerriglia di Sendero Luminoso durante la ‘guerra sporca’ degli anni 1980-2000, con almeno 6000 vittime e 10.000 sfollati, l’etnia Asháninka ha continuato a pagare politiche di esclusione e sfruttamento del proprio territorio. Nel 1990, a 12 anni appena compiuti, Buendía dovette lasciare la sua terra natale, Cutivireni, per rifugiarsi a Lima dopo l’assassinio di suo padre e il sequestro della sua sorella maggiore da parte di Sendero. “Abbiamo visto tanti orrori, tante stragi, tutti in fuga…è questo che ci è venuto in mente quando qualche anno fa ci parlarono delle centrali idroelettriche” ha spiegato l’attivista. Ma se una battaglia è stata vinta, la lotta per la vita degli Asháninkas continua. “Ci sono comunità come Potsoteni e Unión Puerto Asháninka dove l’82% dei bambini soffre di denutrizione cronica. O altre, come Boca Anapate, dove a scuola mancano i professori e lo Stato non è mai arrivato”.

Il piano per costruire nella selva centrale peruviana le centrali Pakitzapango e Tambo, da parte del colosso brasiliano Odebrecht sono fermi dal 2011 grazie all’opposizione degli Asháninka, l’etnia amazzonica più numerosa del Perù. La Central Asháninca del Río Ene (Care), istituzione diretta da Buendía, ha usato ogni mezzo sul piano legale presso la magistratura nazionale, denunciando la mancata consultazione preventiva dei popoli della regione..... I due impianti avrebbero inondato complessivamente oltre 9000 ettari di terre costringendo 24.000 Asháninkas ad abbandonare i territori ancestrali della loro comunità, confinanti con il fiume Ene.

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