Sono poco piú delle 7 di sera e, com’ é
giá successo tante volte, sentiamo – non molto lontano dalla nostra casa – voci
che gridano al microfono. Sono le voci dei “fedeli cristiani” riuniti: una
delle tante “chiese e denominazioni cristiane” che, in Perú, si contendono il
volto ed il messaggio di Gesú. Lamenti strazianti di richieste di perdono...
suppliche infinite... grida di esultanza
... Tra questi gruppi, i piú presenti qui
a Lima sono: gli Evangelici, gli Avventisti del settimo giorno, gli Isareliti
della Nuova Alleanza, Il Movimento Missionario Mondiale ( Pentecostali), i
Mormoni, i Testimoni di Jeova... ect ect.
Sí, é vero, le persone hanno un gran desiderio di dare un senso religioso
alla vita... ma ci sono anche tante proposte che son ben lontane dal Vangelo e
dal Dio di Gesú.
In molte di queste chiese c’é, ad esempio, la idea che la povertá é segno di “lontananza
da Dio”, che il perdono divino é
qualcosa da conquistare faticosamente o
– peggio ancora - da pagare salato... che il mondo é un luogo da fuggire perché
lontano da Dio..... e ancora, che il male ha in ogni caso il potere .... Come
si puó immaginare, il giro economico in molti di questi gruppi é molto forte....
E, guarda a caso, le zone piú povere sono proprio quelle in cui queste “chiese”
si sviluppano con piú facilitá...
“Tutto ció che sta capitando nel
mondo (povertá, violenza, disastri
naturali...) – mi ha detto un giorno una madre che frequenta la nostra missione
ma che simpatizza per uno dei gruppi citati – é un chiaro castigo divino: c’é
da invocare il suo perdono!”. Mentre il
pastore evangelico argentino Luis Palau predicava che “Il terzo mondo é povero, perché é idolatra”.
Tutto ció mi ha fatto riflettere e mi sono fatta una domanda:
E noi che Dio mettiamo
nel nostro presepio?
Penso che questi nostri fratelli ci invitino seriamente a riflettere -
soprattutto ora in tempo di Natale - su quale Dio vogliamo accogliere in casa
nostra, nel nostro presepio, nella nostra vita...
In missione – come ho giá detto tante volte – non si vive il clima “romantico del Natale”
(anche per la temperatura estiva che stiamo vivendo e per la polvere che si
respira a causa dell’ariditá che circonda Lima).
Peró si tocca con mano che Dio davvero si é INCARNATO.
Si é fatto bambino... si chiama Fernando,
figlio di una delle tante ragazzine-madri che sono passate dalla nostra
missione. Si é fatto uno dei tanti emarginati della storia: non vuole ancora
dirci il suo nome, “vive” della raccolta di “cose buttate”, da anni passa anche dalla nostra missione. Si é fatto “donna”: é una giovane madre – da noi ospitata – che, dopo aver subíto per
anni le violenze del marito fortemente “machista” (= maschilista), ha deciso di prendere posizione e difendere la
propria vita e quella della tre piccole figlie....
E non dimentichiamoci che il Dio di Gesú dará un messaggio scomodo a molti, soprattutto ai “grandi”: tuttora “grida” anche per le strade della capitale
peruviana perché siano rispettati i diritti umani di giustizia, di uguaglianza e ... di “acqua per tutti”, perché anche la natura ritrovi la “bellezza
perduta”.
Il Dio di Gesú – sin dal Natale dunque – é il Dio dell’incontro, della
vicinanza, della relazione... della trasformazione “dal di dentro”... e metterá
- “pagando di persona”- “la vita” al
centro di tutto.
Ancora una volta la diversitá (.... anche nella fede) ci sprona e ci
stimola a “rivedere” la nostra fede e a crescere un pó di piú come
persone...
Quindi accanto agli auguri, aggiungo anche la domanda : Ma che Dio mettiamo nel nostro presepio?
Buon Natale e buon cammino!
Hermana Paola
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